Cosa sta succedendo alla mia pelle?
Vitiligine, micosi, angioma, pitiriasi versicolor, nevi… possono essere la causa dell’insorgenza delle macchie, ma indipendentemente dall’evento scatenante la loro comparsa è sempre motivo di profonda preoccupazione e angoscia.
Il termine macchia descrive un’alterazione circoscritta del colore della pelle. Può essere chiara o scura. Passando un dito sulla superficie della macchia non si avverte nessun scalino, nessuno stacco, nessun confine con la pelle normale.
La macchia, singola o multipla, può essere congenita oppure la conseguenza di un processo infiammatorio, infettivo o degenerativo. E’ compito del dermatologo formulare una diagnosi e consigliare la terapia per il trattamento specifico. Lo specialista, infatti, è in grado di osservare l’espressione morfologica della macchia, valutando la caratteristica d’insorgenza, l’aspetto iniziale, la modalità di estensione, l’evoluzione, il raggruppamento e la topografia.
Il colore può variare dal marrone al rosso al bianco. Le macchie, anche se asintomatiche, preoccupano sempre il paziente, a volte molto di più degli altri tipi di manifestazioni cutanee.
Stranamente, se la macchia è più scura rispetto al colore della pelle viene etichettata come una «voglia». Il termine, descritto nel dizionario della cultura popolare, raggruppa in maniera assolutamente aspecifica e generica tutte le possibili alterazioni piane iperpigmentate della pelle. Esistono le «voglie di caffè», «caffè-latte», «mosto di vino», «sale e pepe» e chi più ne ha più ne metta.
La macchia di colore rosso viene, invece, considerata da molti soggetti una manifestazione cutanea vascolare, tipo gli angiomi, oppure un’infiammazione. In questi casi la segnalazione, avviene generalmente per 3 motivi:
- la macchia è presente dalla nascita e i genitori sono preoccupati per il piccolo
- la manifestazione cutanea si accompagna ad una sintomatologia pruriginosa
- la macchia è antiestetica
Al contrario, tutte le alterazioni di colore più chiaro rispetto a quello della pelle o addirittura bianche sono sempre motivo di enorme preoccupazione perché nell’immaginario comune sono identificate come micosi, quindi una malattia infettiva, o come spesso di sente dire «funghi».
Le macchie bianche hanno un impatto sociale enorme, soprattutto se localizzate alle mani o al viso. Il soggetto che dovesse presentare questo tipo di manifestazioni tende ad avere un atteggiamento ricurvo su sé stesso, testa bassa e mani socchiuse e sempre vicine al tronco. Le persone, invece, che notano la presenza di macchie bianche sulla pelle di un altro tirano indietro la testa ed evitano in tutti i modi l’occasione di dover stringergli la mano.
Entrambi associano la macchia bianca ad una malattia contagiosa. E’ incredibile come il colore di una macchia è in grado di dividere, allontanare le persone, di ridurre lo spazio vitale, costruendo barriere invalicabili. Il confine dermatologico che non è mai presente tra la macchia e la pelle sana diventa un confine sociale di emarginazione nei confronti di coloro che presentano qualche patologia cutanea.
Il linguaggio verbale ma soprattutto quello non verbale sono i mattoni dei muri di una società dove è sempre più importante apparire giovani, sani e belli.
La paura nei confronti delle macchie della pelle, e in particolar modo di quelle bianche, sembra essere inconscia e forse trova le sue radici nel lontano oriente, in India, dove la Lebbra, un malattia contagiosa e invalidante, è caratterizzata da modificazioni chiare del colore della pelle. In occidente basta molto meno per alimentare atteggiamenti di emarginazione sociale.
L’indicazione per tutti coloro che dovessero presentare macchie sulla pelle è di chiedere il consulto dello specialista, il quale deve spiegare al paziente l’origine e la causa della sua manifestazione, illustrando quali possano essere i fattori favorenti e/o precipitanti e indicando la terapia nell’interesse del paziente, una persona con un proprio nome e cognome e non un semplice numero.